Tradizionalmente, il giorno 3 maggio via Umberto I (per i Tropeani u’ Burgu) è animata da insolita frenesia. Rulli di tamburi, bandiere, luci, bancarelle, balconi addobbati danno il segno che è giorno di festa. Si commemora l’Invenzione della Santa Croce, giustificata dal fatto che, un tempo, all’inizio di via Umberto I sorgeva un tempietto con tre Croci.

La ricorrenza si è caricata di significati e simboli, di riti pagani e cristiani, che la tradizione ha portato sino ai nostri giorni.

Le scorrerie dei saraceni, che nella prima metà del IX secolo approdarono nell’Italia Meridionale, avranno inciso molto: provenienti dalla tunisia, approfittando delle guerre civili longobarde e della poca resistenza bizantina, riuscirono a conquistare vari avamposti tra Puglia e Calabria e tra questi vi fu Tropea. Le loro scorribande perdurarono per oltre uns secolo nel meridione e l’eco delle notizie provenienti da ogni dove terrorizzò a lungo la popoolazione cittadina.

Nell’immaginario delle popolazioni locali, i saraceni opprimevano i cristiani, imponendo il proprio dominio cavalcando i loro esociti cammelli.

Una nuova minaccia proveniente dal monto islamico si fece sempre più concreta dopo la caduta di Costantinopoli (1453): i turchi iniziano ad espandere la loro egemonia nel Mediterraneo e con la caduta di Otranto (1480), la loro minaccia terrorizzò a tal punto il sud Italia che il duca di Calabria iniziò ad organizzare le difese rinforzando i castelli (1489) e posizionando nuclei di armigeri nelle piazze di varie città calabresi, tra cui Tropea.

La leggenda narra che i tropeani, in diverse occasioni, riuscirono ad avere la meglio sui turchi, scacciandoli da Tropea e incendiando le loro barche.

Altra tappa della storia che si inserisce nel miscuglio di simboliche rappresentazioni è legata alla batttaglia di Lepanto: al comando del capitano Gaspare Toraldo, la leggenda narra che ben 1200 nostri concittadini partirono e si distinsero per il loro valore nello stretto di Lepanto il 7 ottobre 1571. Fu la prima grande vittoria cristiana occidentale contro l’Impero ottomano e per questo fu enfatizzata forse anche oltre le sue reali ripercussioni dal punto di vista storico e geopolitico. Eppure, per la popolazione locale, rappresentò forse la prova tangibile che un nuovo periodo di pace era possibile.

I tropeani, dunque, per celebrare questi avvenimenti, il tre maggio, giorno in cui si festeggia il Trionfo della Santa Croce, preparano sagome di barche, cariche di fuochi d’artificio, le appendono da un lato all’altro del Borgo e durante la festa danno loro fuoco, creando un fantasmagorico spettacolo di luci, colori e scoppi. Poi, a fine serata, per schernire l’antico nemico, costruiscono la sagoma di un cammello, imbottito anche questo di fuochi d’artificio e al ritmo frenetico della caricatumbula, i tamburi accompagnano la danza del camiuzzu i focu che balla, spara, agonizza. Infine, come auspicio di pace, una colomba bianca viene fatta scorrere in alto sulle teste del popolo, anch’essa scenograficamente accompagnata da giochi pirotecnici, e attraversa da un lato all’altro il rione dei borghigiani.

La Pro Loco Tropea, assieme ad un comitato appositamente costituito, si occupa dell’organizzazione dell’evento – che riprende i giochi tipici dei festeggiamenti popolari, come la gara dei sacchi, quelle della pasta abbruscenti o delle pignatte – per rendere la festa I Tri da’ Cruci sempre più bella.